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Gli Aspetti Faunistici

Dei Colli Berici

La fauna dei Colli Berici, costituita oggi essenzialmente da animali tipici degli ambienti agrari e delle formazioni forestali degradate (cedui semplici e matricinati), risente di tutte quelle trasformazioni che hanno modificato il territorio e che si sono succedute nel corso di alcuni millenni fino ai giorni nostri.

Nell'alterazione dell'ambiente e delle sue componenti, vegetazionali e faunistiche, l'uomo, soprattutto negli ultimi secoli, ha rappresentato un fattore determinante, distruggendo i boschi originari, introducendo specie esotiche, bonificando e prosciugando le zone umide e paludose, creando artificialmente terreni agrari, prati e pascoli, non solo nelle aree di pianura e nelle valli interne o sulla sommità dell'altopiano, ma arrivando anche a colonizzare il fondo delle depressioni carsiche e i versanti meno ripidi mediante un sistema di rive terrazzate, coltivate a vigneto o a oliveto, a cereali e a leguminose.

Questa trasformazione radicale del paesaggio naturale, che ha interessato la quasi totalità del territorio berico, con esclusione di ridotti lembi meno accessibili, come le nude scogliere orientali dei colli o le valli più nascoste nel cuore del rilievo o ancora gli scaranti lungo i versanti più ripidi e impervi, ha comportato, unita alla pratica della caccia, l'estinzione, nel corso dei secoli, dei grandi predatori, quali il lupo (Canis lupus), l'orso bruno (Ursus arctos), la lince (Lynx lynx) e il gatto selvatico (Felis silvestris), oltre che di numerose specie di mustelidi, tra cui la lontra (Lutra lutra), e ancora del cervo (Cervus elaphus) e del cinghiale (Sus scrofa).

Tra i carnivori di medio-grossa taglia sopravvive oggi sui colli soltanto la volpe (Vulpes vutpes), oltre ad alcuni mustelidi come il tasso (Meles meles), la faina (Martes foina) e la donnola (Mustela nivalis). Il capriolo (Capreolus capreolus) è presente con alcuni esemplari, forse reintrodotto o giunto spontaneamente sui colli dalla vicina Lessinia; diffusa è invece la lepre (Lepus europaeus), certamente immessa a beneficio dei cacciatori. Nei boschi più freschi dei versanti settentrionali relativamente frequenti sono il ghiro (Glis glis) e il moscardino (Muscardinus avellanarius). Ancora, vivono sia sui colli sia in pianura il riccio (Erinaceus europaeus) e la talpa (Talpa europaea).

Tra i Roditori, vi sono alcune specie di arvicole, il toporagno comune (Sorex araneus), il topo campagnolo comune (Microtus arvalis) e il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), mentre, soprattutto lungo i corsi d'acqua di pianura e strettamente legati alla presenza dell'uomo, sono il ratto nero (Rattus rattus) e il surmolotto (Rattus norvegicus) e ospite abituale delle abitazioni di campagna è il topolino delle case (Mus dornesticus). In anni recenti, poi, in molti corsi d'acqua di pianura si registra la presenza della nutria (Myocastor coypus). Alcune cavità naturali, come la Grotta della Guerra a Lumignano, ospitano, in particolare nei mesi più freddi, colonie numerose di pipistrelli, tra cui il ferro di cavallo (Rhinolophus ferrumequinum).

Altri pipistrelli frequentano abitualmente le vecchie case di pianura, come il pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus) e il serotino comune (Eptesicusserotinus). Più ricca e meglio rappresentata è l'avifauna, sia in collina sia in pianura, con specie nidificanti nei diversi ambienti e con molte altre svernanti o di passo.

In particolare, il bacino lacustre di Fimon arricchisce il patrimonio locale di un consistente numero di specie, tipiche degli ambienti umidi. Nel Lago di Fimon non è infrequente l'avvistamento dello svasso maggiore (Podiceps cristatus), del cormorano (Phalacrocorax carbo), del tarabusino (lxobrychus minutus), della nitticora (Nycticorax nycticorax), della sgarza ciuffetto (Ardeola ralloídes), dell'airone rosso (Ardea purpurea), dell'airone cenerino (Ardea cinerea) e della garzetta (Egretta garzetta); le ultime due specie sono da alcuni anni piuttosto comuni anche nella Vai Liona e sostano spesso lungo le rive dei corsi d'acqua e nei bacini artificiali della pianura, dove si incontra di frequente anche la gallinella d'acqua (Callinula chloropus), che popola anche il Lago di Fimon e l'invaso artificiale della Vai Liona, insieme con la folaga (Fulica atra).

Sempre nel lago è piuttosto facile osservare il germano reale (Anas platyrhynchos), mentre altre specie di anatre, tuffatrici o di superficie, sono piuttosto rare. Sui Colli Berici nidifica regolarmente il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), mentre, tra ottobre e marzo, non è raro poter osservare il volo dello sparviero (Accipiter nisus) e del pellegrino (Falco peregrinus) e, anche in pianura, quello della poiana (Buteo buteo); sempre in pianura può fare la sua comparsa anche l'albanella minore (Circus pyrargus).

Sulle nude e verticali pareti della scogliera di lumignano nidifica poi il gheppio (Falco tinnunculus), mentre può accadere di imbattersi sui colli nel lodolaio (Falco subbuteo) in occasione dei due periodi migratori (settembre e tarda primavera). Tra i rapaci notturni, la specie più comune è l'allocco (Strix aluco), legato maggiormente all'ambiente forestale, mentre il barbagianni (Tyto alba), la civetta (Athene noetua) e l'ormai raro assiolo (Otus scops) prediligono gli spazi aperti della campagna di pianura, meglio se ricchi di siepi e di alberate.

Sui colli, insieme con il succiacapre (Caprimulgus europaeus) dalle abitudini prevalentemente crepuscolari o notturne, abbastanza frequenti possono risultare gli incontri con l'upupa (Upupa epops) o con il torcicollo (Jynx torquilla), anche se il più delle volte ci si deve accontentare di ascoltare il loro caratteristico e inconfondibile verso.

Nella Vai Liona e nel Lago di Fimon, soprattutto, è presente il martin pescatore (Alcedo atthis), mentre in una cava dismessa presso Orgiano nidifica il gruccione (Merops apiaster); tra i corvidi, la cornacchia grigia (Corvus corone) e la gazza (Pica pica) fanno registrare una regolare espansione in questi ultimi anni nella campagna di pianura e nella porzione più meridionale dei colli, mentre in collina è diffusa la ghiandaia (Garrulus glandarius), che si rivela in particolare per il suo aspro gracchiare e, soprattutto nei dintorni di Lumignano e di Costozza non è raro avvistare o anche solo ascoltare il verso inconfondibile del corvo imperiale (Corvus corax); la taccola (Corvus monedula) nidifica nelle antiche torri di Lonigo. L’occasione di incontrare un fagiano (Phasíanus colchicus) o una quaglia (Coturnix coturnix) lungo i sentieri dei colli o anche in aperta campagna è piuttosto frequente, ma si tratta per lo più di individui immessi per scopi venatori.

In pianura è poi molto diffusa la tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), in collina la tortora (Streptopelia turtur) e, in estate, compaiono il cuculo (Cuculus canorus) e il rondone (Apus apus). I passeracei annoverano numerose specie: tra le più comuni, l'allodola (Alauda arvensis), la rondine (Hirundo rustica), il balestruccio (Delichon urbica), il topino (Riparia riparia) e la rondine montana (Ptyonoprogne rupestris), quest'ultima soprattutto nei pressi delle pareti rocciose di Lumignano. Ancora, lo scricciolo (Troglodytes trogiodytes), il canapino (Hippolais polyglotta), il codirosso (Phoenicurus phoenicurus) e il codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros), la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) e il cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), che nidifica in estate nel canneto del lago di Fimon, l'usignolo di fiume (Cettia certi, il sordone (Prunella collaris), il frosone (Coccothraustes coccothraustes) e lo striliozzo (Miliaria calandra), l'occhiocotto (Sylvia melanocephala), la capinera (Sylvia atricapilla) e il luì piccolo (Phylloscopus collybita), la sterpazzola (Sylvia communis) e il verzellino (Serinus serinus).

Il regolo (Regulus regulus) e il fiorrancino (Regulus ignicapillus), entrambi dalle minuscole dimensioni, frequentano i colli e anche i giardini di pianura dall'inizio di settembre alla metà di aprile, quando le popolazioni alpine si spostano verso sud per svernare nel bacino del Mediterraneo. Sulle rupi di Lumignano è possibile poi avvistare il picchio muraiolo (Tichodroma muraria), che nel corso dell'inverno abbandona i biotopi montani spingendosi verso sud; il codibugnolo (Aegithalos caudatus) è facilmente riconoscibile per la lunga coda e per il comportamento spiccatamente gregario; comune è poi la cinciallegra (Parus major), meno frequente la cinciarella (Parus caeruleus), così come non è facile l'avvistamento del rigogolo (Oriolus oriolus) o dell'averla piccola (lanius collurio).

Nei pressi dei corsi d'acqua si possono osservare, in estate, la cutrettola (Motacilla flava) e la ballerina gialla (Motacilla cinerea). Certamente più comuni e più facili da riconoscere sono infine lo storno (Sturnus vulgaris), la passera d'Italia (Passer italiae) e la passera mattugia (Passer montanus), il fringuello (Fringilla coelebs), il cardellino (Carduelis carduelis) e il verdone (Carduelis chloris), il saltimpalo (Saxicola torquata) e l'usignolo (Luscinia megarhynchos), il merlo (Turdus merula) e il pettirosso (Erithacus rubecula).

Tra i rettili, i serpenti sono rappresentati dalla vipera comune o aspide (Vipera aspis), che si rinviene più spesso, anche nella forma melanica, sui versanti assolati e spogli del margine orientale berico, dove non è infrequente l'incontro anche con il biacco maggiore nella sottospecie nera (Coluber viridiflavus carbonarius), mentre negli arbusteti più fitti, all'interno del bosco e anche in pianura si può incontrare il saettone o colubro di Esculapio (Elaphe longissima) e, nel lago di Fimon o nei pressi dei corsi d'acqua, delle fontane o delle sorgenti, la natrice dal collare (Natrix natrix) e la meno frequente natrice tassellata (Natrix tessellata), le inoffensive bisce d'acqua.

Gli squamati annoverano soprattutto il comune ramarro (Lacerta bilineata), la lucertola muraiola (Podarcis muralis), la lucertola campestre (Podarcis sicula) e l'orbettino (Anguis fragilis). La tartaruga palustre (Emys orbicularis), infine, è presente in alcuni canali e bacini di irrigazione nel tratto di pianura tra Brendola e Meledo di Sarego, nella porzione più meridionale della Vai Liona e, con popolazioni più consistenti, ai piedi del complesso collinare di Albettone. Gli anfibi urodeli sono rappresentati dalla comune salamandra pezzata (Salamandra salamandra), dal tritone punteggiato (Triturus vulgaris) e dall'ormai raro tritone crestato italico (Triturus carnifex).

Gli anuri, invece, annoverano il rospo comune (Bufo bufo), che in primavera scende numeroso dalle colline nelle Valli di Fimon, di Sant'Agostino e nella Vai Liona per riprodursi e, in pianura, il rospo smeraldino (Bufo viridis). Sui colli è poi presente il raro ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), che si può incontrare in qualche pozza d'acqua stagnante o nelle vasche delle fontane, ma che è anche seriamente minacciato di estinzione; più frequenti sono le rane rosse e verdi (Rana sp.) e la raganella (Hyla intermedia).

L’ittiofauna popola i corsi d'acqua che scendono dalla sommità del rilievo berico e, soprattutto, il lago di Fimon e i canali che attraversano la pianura. Per un elenco delle numerose specie presenti nel bacino berico e nella pianura verso sud si rimanda a pubblicazioni specifiche, sottolineando in questa sede soltanto il preoccupante fenomeno dell'immissione di specie alloctone, che non mancano di alterare il patrimonio ittico del territorio, in particolare, negli ultimi anni, quelle dell'abramide (Abramis brama), della carpa erbivora (Ctenopharíngodon idellus) e del siluro (Silurus gianís) nel lago di Fimon.

Il mondo degli invertebrati annovera infinite specie e non è certo questa la sede adatta per una loro più o meno completa elencazione. Brevi considerazioni vanno comunque fatte su alcune presenze di un certo interesse, come l'esistenza, nelle porzioni più meridionali dei colli, di oasi xerotermiche, che ospitano invertebrati tipici di un areale prettamente mediterraneo.

Ricca è poi la fauna ipogea, che popola, anche con forme endemiche, molte cavità naturali dei Colli Berici; endemico è anche il coleottero fitofago Curculio vicetinus, legato, con un complesso rapporto di dipendenza, alla presenza dell'acero di monte nei boschi sui versanti settentrionali dei colli. Un ultimo accenno va fatto alla presenza, purtroppo sempre più rara, del gambero d'acqua dolce (Austropotamobius pallipes), un piccolo crostaceo che si può ancora osservare nelle limpide pozze d'acqua stagnante lungo alcuni dei caratteristici e selvaggi scaranti.


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