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Innovazioni Tecnologiche

Dei Colli Berici

La rivoluzione tecnologica

Con la fine della II Guerra Mondiale arriva anche nel settore lapideo la meccanizzazione che soppianta gran parte delle tecniche di estrazione e lavorazione, che si tramandavano dalla notte dei tempi.

Negli anni Cinquanta, arriva nei Colli Berici l'escavazione meccanica, mentre i trasporti diventano più veloci ed efficienti grazie ad una nuova rete viaria. Cambiano radicalmente anche le quantità, qualità e tipologia di pezzi richiesti dal mercato, guidati dalla pressante richiesta di nuove costruzioni in un'Italia da ricostruire.

L'escavazione è notevolmente velocizzata con l'utilizzo di macchine a sega elettrica. La macchina è chiamata in gergo "talpa" per il modo con cui avanza nella roccia. Si tratta di una sega meccanica dotata di una barra della lunghezza di 1,3 m. sulla quale corre una catena dai denti d'acciaio.

Assomiglia ad una grande motosega da legno, montata su un carrello che si muove orizzontalmente e verticalmente su una struttura portante metallica. Liberate le quattro facce, si stacca il blocco dal fronte battendo dei cunei infissi nel canale; in questa maniera si procede in profondità del monte, creando delle camere.

Gli informi o i blocchi difettati sono accatastati nei rami abbandonati della cava stessa. Una volta che i blocchi sono isolati dalla roccia, si spostano con una pala cingolata e si caricano sul camion, che si trasportano ai laboratori dislocati il più delle volte nella medesima posizione di cent'anni prima, alle pendici dei Colli, come a Grancona, Sossano e Nanto.

I sistemi che si utilizzano oggi per l'estrazione, per lo più dalle medesime vecchie cave, nonostante la più elevata velocità, non comportano uno sfruttamento maggiore dei giacimenti: il dato sull'escavazione odierna, infatt,i non è molto diverso da quello registrato nel 1926, dal geologo Ramiro Fabiani.

L'impatto ambientale delle cave rimane molto ridotto, in quanto sono solamente in galleria, e non comportano l'abbattimento di alberi e del manto vegetale; lo sfruttamento awiene in modo più razionale, cercando di utilizzare al meglio i giacimenti, senza deturpare il paesaggio. Una volta che il blocco arriva nel laboratorio, è ridotto in lastre e masselli di vario spessore. Le lastre di pietra sono riquadrate e levigate con apposite mole per realizzare marmette per pavimenti e rivestimenti.

Le forme circolari come colonne, balaustre e vasi, sono lavorate a tornio. Il lavoro del priaro è reso meno faticoso dalle macchine, ma la finitura dei pezzi e la scultura dell'orna to sono ancora opera esclusiva dello scalpellino, che realizza manualmente ed autonomamente l'opera.

C'è ancora molta artigianalità in questi lavori e per questo, ogni opera risulta originale e ogni pezzo diverso dall'altro.

Fonte: Francesco Grassi, "Colli Berici" Ed.Papergraph, 2000